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Schizofrenia: quando la mente si scinde – Esordio, sintomi, trattamento

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La schizofrenia è la più nota e, spesso, temuta patologia mentale.

Il passato

Nell’immaginario collettivo, essa rappresentava, sino a poco tempo fa, quasi una sorta di “condanna” ad una vita difficile, con scarse possibilità di integrazione sociale e di ottenere un funzionamento nella media.

La situazione attuale

In pochi sanno, tuttavia, che oggi non è più così, e che l’introduzione di sempre più numerose ed efficaci terapie antipsicotiche, dotate di un numero molto ridotto di effetti collaterali, rende possibile in molti casi ottenere un buon compenso, migliorando notevolmente la qualità di vita dei pazienti affetti, e consentendo loro di condurre una vita piena e soddisfacente.

Che cos’è la schizofrenia

La Dementia praecox di Emil Kraepelin

Questa entità patologica venne definita, in un primo momento, Dementia praecox dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin, nella convinzione che si trattasse di una forma di demenza a esordio precoce, il cui esito inevitabile fosse quello di un irreversibile deterioramento cognitivo.

Per fortuna, in seguito si comprese che le cose non stavano così: è vero, infatti, che nella schizofrenia si può assistere a una compromissione delle facoltà cognitive, ma questa è generalmente connessa al processo psicotico in corso, e alle sue conseguenze a lungo termine, qualora la malattia non venga adeguatamente curata.

Dalla Dementia praecox alla Schizofrenia: la scoperta della scissione del pensiero

Naturalmente, in quel periodo non esistevano ancora i farmaci antipsicotici: per l’introduzione del primo antipsicotico, la clorpromazina, bisognerà attendere il 1950, per cui la patologia schizofrenica era a quei tempi scarsamente trattabile, e spesso esitava in gravi compromissioni funzionali e in forme di gravissima disabilità.

Il termine Schizofrenia (“mente scissa”), successivamente introdotto dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, poneva l’accento sulla caratteristica principale della patologia, ovvero la frammentazione del pensiero e dei nessi associativi, tipica del processo psicotico.

Schizofrenia: cause e fattori di rischio

Esistono soggetti più predisposti di altri a sviluppare una psicosi, e, in particolare, la schizofrenia?
Come avviene per molte altre patologie, sì, esistono una serie di fattori di rischio.

Eziologia: ovvero, le cause della schizofrenia

Nonostante decenni di accurati studi, attualmente le cause di insorgenza della schizofrenia sono note soltanto in parte, e molti passi avanti devono ancora essere fatti per una comprensione completa di questo processo patologico.

Nel corso degli anni, nuove scoperte sono state apportate passo dopo passo, contribuendo a definire il ruolo di alcuni fattori, in particolare:

  • Alterazioni della struttura cerebrale: autopsie in soggetti schizofrenici e, successivamente, studi di risonanza magnetica basale e funzionale, hanno evidenziato delle alterazioni a carico di alcune strutture cerebrali, presenti in soggetti schizofrenici, messi a confronto con la popolazione generale. Si tratta per lo più di un assottigliamento generalizzato dello spessore della corteccia cerebrale, con incremento del volume dei ventricoli cerebrali, riduzione del volume dell’ippocampo.
  • Alterazioni a carico dei neurotrasmettitori cerebrali: si tratta di modifiche della fisiologica neurochimica cerebrale, i cui sistemi maggiormente implicati sono quello della dopamina, del glutammato (che interviene nei meccanismi di eccitazione neuronale e di neurotossicità) e della serotonina, ma molti altri sistemi sono in fase di studio e potrebbero essere implicati;
  • Fattori genetici: la schizofrenia non è una patologia ereditaria, ovvero non è detto che figli o parenti di primo grado di soggetti affetti sviluppino a loro volta la patologia, ma numerose alterazioni genetiche sono coinvolte nel suo sviluppo, e contribuiscono a far sì che alcuni soggetti presentino un rischio più elevato di svilupparla.

Fattori di rischio

Il tasso di prevalenza della schizofrenia è compreso fra lo 0,5 e l’1% della popolazione generale.
Esistono fattori in grado di incrementare la possibilità di sviluppare la patologia, anche se nessuno di essi, da solo, è direttamente connesso alla sua insorgenza.
Eccone alcuni:

  • Predisposizione genetica: familiari di primo grado di pazienti affetti da schizofrenia presentano un rischio più elevato di sviluppare la malattia, così come di sviluppare altri disturbi mentali, sebbene non è assolutamente detto che ciò debba accadere. Basti pensare che studi condotti su gemelli omozigoti, ovvero con patrimonio genetico esattamente identico, hanno mostrato come talora solo uno dei due si ammalasse di schizofrenia, ponendo l’accento sull’importanza dei fattori ambientali, sia in senso protettivo che di aumento del rischio.
  • Sesso maschile: negli uomini la schizofrenia ha una prevalenza leggermente maggiore rispetto al sesso femminile e tende ad insorgere in età più precoce, spesso in adolescenza, mentre nelle donne, i maggiori picchi di insorgenza si registrano fra i 25 e i 35 anni e, in seguito, fra i 45 e i 55, probabilmente anche per via di fattori ormonali.
  • Fattori sociali ed economici: la schizofrenia ha una maggior prevalenza fra le fasce socialmente ed economicamente più svantaggiate. Non è chiaro, tuttavia, se sia lo svantaggio socioeconomico a favorire l’incremento di insorgenza della patologia, ad esempio per una maggior difficoltà di accesso alle cure, oppure se, al contrario, sia la patologia stessa a far sì che il soggetto abbia un funzionamento globale compromesso, con difficoltà nell’inserimento lavorativo e mantenimento di uno status sociale più svantaggiato, talora marginale.
  • Luogo di residenza: la schizofrenia ha mostrato avere una maggior prevalenza nelle aree urbane più densamente popolate. Diversi studi hanno rilevato come, probabilmente, fattori stressanti correlati alla vita in un luogo caotico e affollato possano contribuire negativamente.
  • Mese di nascita: è stato ripetutamente rilevato come un elevato numero di soggetti schizofrenici siano nati durante i mesi invernali. La spiegazione di tale fenomeno non è ancora del tutto chiara, ma potrebbe essere correlata alla maggior insorgenza di infezioni perinatali durante quel periodo dell’anno (parvovirus, virus influenzali e altri), le quali determinerebbero attivazione infiammatoria immunitaria, con incremento del rischio.
  • Abuso di sostanze: non è difficile comprendere come le sostanze stupefacenti, di qualsiasi genere esse siano, e l’abuso di alcol, possano incidere sulla funzionalità neuronale, alterandone la neurochimica e favorendo, soprattutto in soggetti già predisposti, lo sviluppo di psicosi. Spesso, in questi casi, le psicosi hanno insorgenza precoce e tendono a manifestare maggior resistenza ai trattamenti e un esito complessivamente peggiore.

Come si manifesta la schizofrenia: i sintomi

La schizofrenia comprende una serie di manifestazioni cliniche essenzialmente riconducibili ai seguenti punti:

  • Deliri
  • Allucinazioni
  • Pensiero disorganizzato
  • Comportamento disorganizzato
  • Sintomi negativi

L‘esordio della patologia può essere improvviso e acuto, con sviluppo di deliri, allucinazioni e disorganizzazione oppure, come avviene in molti casi, può essere lento ed insidioso.

I sintomi prodromici: sintomi negativi

Spesso, infatti, i primi sintomi a manifestarsi sono i cosiddetti sintomi negativi, in assenza di deliri o allucinazioni: nella maggior parte dei casi, ciò avviene durante l’adolescenza, con insorgenza di apatia, abulia, progressivo ritiro socio-relazionale, interruzione delle attività precedentemente praticate, scarso interesse verso tutto ciò che dapprima lo suscitava, appiattimento affettivo, come in una sorta di “indifferenza” generalizzata.

Questi sintomi molto subdoli, spesso possono rendere difficile la diagnosi, potendo essere confusi con una transitoria crisi adolescenziale o, in alternativa, con sintomi depressivi.

E’ importante quindi monitorare attentamente i soggetti più vulnerabili e a rischio e, soprattutto durante l’adolescenza, valutare attentamente situazioni quali quella sopra descritta, con l’aiuto di un professionista.

Deliri

Si tratta di convinzioni erronee, sostenute dal soggetto con assoluta fermezza e senza la possibilità di essere messe in dubbio, neppure di fronte all’evidenza e alla dimostrazione palese della loro infondatezza.

Così, un paziente delirante potrebbe affermare che sia in corso un complotto ai suoi danni, di possedere dei poteri sovrannaturali, di essere sottoposto a “furto” dei propri pensieri da parte di soggetti terzi, di essere posseduto da entità demoniache, che i propri familiari e conoscenti siano stati sostituiti da “sosia”, e molto altro.

Allucinazioni

Le allucinazioni sono percezioni sensoriali senza oggetto: ovvero, percezioni uditive, visive, olfattive, tattili, a cui non corrisponda un reale stimolo esterno.

Le più frequenti sono le allucinazioni uditive, ma anche gli altri sensi possono essere coinvolti.

Anche in questo caso, spesso il soggetto non ha capacità di critica, ovvero non si rende conto che si tratti di sue percezioni, non realmente presenti: ciò può rappresentare un elemento di pericolo, inducendo il paziente a mettere in atto condotte rischiose.

Disorganizzazione del pensiero e del comportamento

Allentamento dei nessi associativi

La scissione del pensiero è il nucleo centrale della patologia schizofrenica: si assiste ad una perdita dei nessi associativi, delle concatenazioni causa-effetto, a volta con attribuzione di valore causale ad elementi completamente sconnessi dal contesto.

Concretismo

E’ spesso presente un pensiero cosiddetto concreto, ovvero caratterizzato da difficoltà di astrazione e di simbolizzazione: tipico il caso di pazienti schizofrenici che non riescano a comprendere i proverbi, le metafore o l’ironia, interpretandoli alla lettera . Se dicessimo, ad esempio: “Chi fa da sé, fa per tre”, una tipica risposta potrebbe essere: “Chi sono questi tre?”.

Alterazioni comportamentali e motorie

Possono essere presenti anche alterazioni del comportamento e della psicomotricità, con presenza di condotte bizzarre ed eccentriche o, in alcuni casi, episodi di agitazione psicomotoria o, al contrario, di rallentamento psicomotorio, fino allo sviluppo di catatonia.

Diagnosi

Al sospetto della presenza di una patologia psicotica è fondamentale rivolgersi tempestivamente ad un medico specialista in psichiatria: l’inizio precoce di un trattamento, infatti, è essenziale per minimizzare i danni a lungo termine, oltre che per riuscire ad ottenere il miglior risultato terapeutico possibile.

La diagnosi è basata essenzialmente sulla clinica e sullo studio anamnestico.

La schizofrenia è un disturbo serio e, se non curato adeguatamente, molto invalidante, pertanto è opportuno non trascurare eventuali sintomi, anche se ancora dubbi o in fase iniziale/prodromica.

Il trattamento della schizofrenia: nuove prospettive

L’introduzione dei cosiddetti antipsicotici atipici ha segnato una svolta sostanziale nella qualità di vita dei pazienti affetti da schizofrenia.

Terapie di vecchia generazione

Se un tempo, infatti, gli unici antipsicotici a disposizione potevano presentare talora seri effetti collaterali, fornendo una qualità di vita non ottimale, oggi è possibile effettuare trattamenti altrettanto efficaci, ma molto più tollerabili, e che non peggiorino la qualità di vita del paziente.

Terapie di nuova generazione

La strategia terapeutica andrà, naturalmente, studiata e valutata caso per caso, in funzione delle caratteristiche individuali del paziente.

Gli antipsicotici di nuova generazione hanno apportato numerosi vantaggi anche sulla gestione dei sintomi negativi sopra descritti, ovvero sull’appiattimento affettivo, sul ritiro sociorelazionale, sull’abulia e apatia.

Mentre, infatti, gli antipsicotici di vecchia generazione agivano prevalentemente sui sintomi positivi (deliri e allucinazioni) ma con ridotti effetti sui sintomi negativi, oggi anche questi ultimi vengono trattati in modo migliore, esitando in una migliore qualità di vita generale e in un miglior recupero funzionale.

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