
Lavorando a contatto con la sofferenza psichica, prima o poi, ci si trova inevitabilmente ad avere a che fare con le dipendenze.
Quando si usa questo termine, spesso, l’immaginario collettivo vola verso la classica immagine del tossicodipendente pallido, emaciato, con la siringa e il laccio emostatico in mano; in realtà, le cose oggi non stanno esattamente così, e il fenomeno delle dipendenze è molto più diffuso e molto meno appariscente di quanto non si creda.
Il concetto di dipendenza: al di là della sostanza
Non è detto che avere una dipendenza significhi automaticamente fare uso di una o più sostanze.
La dipendenza, infatti, è un concetto che prescinde l’oggetto o l’entità coinvolte, e che riguarda l’incapacità di farne a meno, l’impossibilità di cessarne l’utilizzo senza provare un forte disagio emotivo e, talora, persino fisico.
Dipendenze a catena
Spesso, inoltre, chi soffre di una dipendenza, ad un’indagine più accurata ne rivela a catena molte altre: succede di frequente, ad esempio, che chi si rivolge ad uno psicoterapeuta con l’intenzione di smettere di usare una sostanza, si riveli al tempo stesso un dipendente-affettivo, o un giocatore d’azzardo, o un dipendente comportamentale, o un lavoro-dipendente, e molto altro
L’habitus dipendente
Questo perchè la dipendenza diventa un vero e proprio “modo di essere”, ovvero si struttura all’interno della personalità del soggetto, entrandone a far parte a tutti gli effetti.
Molte delle persone che adottano uno stile di personalità dipendente avranno difficoltà in più ambiti: quello legato alla dipendenza vera e propria, ma anche quello relazionale, affettivo, sociale; spesso l’umore ne risulta compromesso, sulla base di una predisposizione preesistente, oppure a causa dell’utilizzo di sostanze, oppure ancora come conseguenza dei problemi legati alla dipendenza.
Una strada pericolosa

Purtroppo, molto spesso chi si trova in una situazione di dipendenza si trova a fare i conti con le conseguenze pericolose del proprio problema: alcune persone finiscono per dare fondo a tutti i propri risparmi o persino per indebitarsi, altre finiscono nei guai con la legge, altre ancora si trovano loro malgrado a vedere rovinate relazioni sentimentali, familiari o amicali molto importanti, a causa di azioni compiute mentre erano sotto effetto della dipendenza.
Come uscirne

Molto dipende dal livello di consapevolezza di partenza: il primo passo è quello di ammettere sinceramente e pienamente il problema.
Arrivare in terapia perché “costretti” dal partner, dai familiari o da amici in genere si rivela quasi certamente fallimentare, poiché la vera motivazione al cambiamento deve partire dall’interno dell’individuo.
Pensare di “non essere proprio dipendente, ma di usare alcol o cocaina soltanto a volte“, così come pensare “di avere sotto controllo la situazione” o “di poterla gestire” sono di solito delle vere e proprie bugie che il soggetto racconta a se stesso, nel tentativo di difendersi dalla grande paura del proprio problema.
Senza piena e completa accettazione, non ci può essere guarigione.
Il percorso legato alla terapia delle dipendenze è di solito non semplice e piuttosto articolato, e non può che essere multidisciplinare: in primo luogo, è utile effettuare una prima valutazione psichiatrica, al fine di definire e inquadrare dettagliatamente la situazione di partenza.
A seconda della condizione, del tipo di risorse che il paziente mostra di avere a disposizione, e delle modalità di intervento ritenute più appropriate, si potranno utilizzare uno o più di questi approcci:
- Terapia farmacologica: laddove ritenuta necessaria, il suo scopo è quello di ridurre il craving (desiderio della sostanza o dell’oggetto di dipendenza), qualora necessario di riequilibrare l’umore e di correggere eventuali sbilanciamenti psichici;
- Psicoterapia individuale: si tratta del tassello fondamentale nella terapia della dipendenza, e può mirare a raggiungere diversi obiettivi in base alla situazione di partenza: molto spesso è necessario lavorare sulla mentalizzazione delle emozioni, sulla gestione dell’impulsività, sul rapporto con il proprio corpo, ma anche con le relazioni più importanti e significative per il soggetto (e non solo!);
- Psicoterapia di gruppo: laddove possibile e applicabile, è spesso uno dei metodi più efficaci e risolutivi nella terapia delle dipendenze, aiutando anche nella ristrutturazione di relazioni e di modalità più sane di interazione con l’ambiente circostante;
- Mindfulness: la mindfulness può giovare moltissimo, aiutando a riconnettere corpo e mente, a rimanere nel momento presente, a non procedere con il “navigatore automatico”, ma a fare ogni scelta in maniera consapevole e senza farsi trascinare dall’impulsività;
- Terapia familiare: in alcuni casi, si evidenziano delle dinamiche disfunzionali all’interno dell’ambito familiare, per cui è necessario intervenire con una terapia mirata a ristabilire l’equilibrio all’interno del nucleo familiare e a risanare le modalità non sane;
Molti altri approcci possono essere utilizzati nella terapia delle dipendenze, e in genere la terapia più efficace è quella integrata.
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